Si conclude oggi l’intervista in tre parti dell’Amico Luca Conti. Termina l’affresco che ci ha dipinto con parole ed immagini una meta di vita, un ritorno alla terra che passa attraverso la modernità delle nuove tecnologie per essere più Green e pubblicamente noto anche oltre i confini delle terre di Cameloth.
Dopo la 1ª e 2ª parte dell’intervista ecco il suo finale. Il completamento di un racconto che ci ha trasportati per boschi, vigneti, campagne ed una struttura dove i prìncipi hanno quattro gambe e mantelli non certamente azzurri.
La parola a Luca.
D: In un articolo che preannunciava questa intervista parlai di «Luca & Edith». Voi due, che “presidiate” quotidianamente il progetto, come vi ripartite il piacevole onere della gestione di Cameloth?
R: Direi che applichiamo il criterio del “qui & ora”: chi di noi incontra qualcosa da fare, la fa. Cerchiamo di non avere troppe cose in sospeso o arretrate, senza perderci per strada e senza perdere di vista l’obiettivo. Non è semplice, ma anche questa è una scuola di vita.
D: Se un nostro lettore volesse “vivere” Cameloth quale sarebbe il modo migliore oggi? Come dovrebbe preferibilmente contattarvi?
R: Cameloth al momento si rivolge a persone:
- che desiderano avvicinarsi ai cavalli per prendersene cura, ad esempio strigliandoli od alimentandoli oppure aiutandoci a mantenere salubre il loro ambiente;
- che hanno già un’esperienza equestre in sella e vogliono approfondirla e ampliarla con soggetti e in un contesto che non è quello del maneggio tradizionale e che non può essere considerato per principianti;
- che desiderano partecipare alle attività illustrate sul nostro calendario o su ImprendiNews;
- che desiderano organizzare un evento in un contesto un po’ diverso dal solito;
- che hanno un’idea ma non hanno un posto dove realizzarla… forse le possiamo aiutare!
Possiamo essere contattati meglio via e-mail ma anche sul cellulare.
D: Nella mia vita ho sempre fatto cose che amavo fare ed ho sempre dato tutto me stesso. A voi appartiene questo stile di vita. Si dice che non si dovrebbe mai fare della propria passione il proprio lavoro – fesserie – quindi quali sono le percentuali da attribuire ai concetti di sogno e progetto per quanto avete creato?
R: Le persone tendono a sottovalutare le capacità di chi fa qualcosa non per mestiere e spesso rimangono esageratamente colpite da un risultato inaspettato. Quindi, se fai qualcosa per passione, quando la mostri a qualcuno l’aspettativa che si crea gioca a tuo vantaggio. Ma quando si propongono le stesse cose da un punto di vista lavorativo, i clienti hanno aspettative ben definite …
Noi di Cameloth ci siamo formati rispetto alle passioni che abbiamo deciso di trasformare in attività: questo si percepisce però molto di più attraverso Equiparlando. Cameloth, da questo punto di vista ha un compito più funzionale e di supporto alla struttura del progetto visto nel suo complesso e quindi integrato con Equiparlando. Comunque, per rispondere alla tua domanda, penso che stiamo tentando di trasformare il 100% delle passioni nel 100% di progettualità, facendo i nostri errori e cercando di imparare da essi.
D: Esiste già un sogno per il futuro oltre a quello che ci hai raccontato?
R: Al momento no, per fortuna … il progetto è già tanto articolato così com’è che abbiamo “esaurito lo spazio su disco”!
D: In quale stagione Cameloth è ancor più Cameloth?
R: In ogni stagione ci sono delle particolarità: certamente in mezzo al bosco in cui ci troviamo, circondato da prati e montagne, l’avvicendarsi delle stagioni è fortemente percepibile. Personalmente preferisco le mezze stagioni, primavera e autunno, quando i colori sono più forti e il clima è particolarmente piacevole. Anche l’inverno è molto suggestivo, specie con la neve, con le brinate mattutine, oppure con le nebbie che si diradano al sole.
D: Ed ora solo più una richiesta: una tua, una vostra, personale chiosa per chi ha sin qui letto e forse immaginato, sognato o …
R: Potrebbe sembrare un po’ da snob, io dico che “Camleoth è per tutti ma non per molti”. Mi spiego: mi sono reso conto nel tempo che l’essere umano è specializzato nel porsi dei limiti; l’essere umano di oggi spesso guarda “qui” a terra davanti a sé ma non è più capace di vedere “là” verso l’orizzonte. E tendenzialmente non osa.
Da questo punto di vista Cameloth disorienta perché non ha un perimetro ben definito, impone di guardare “là” e di osare. Ma mi sono reso conto che questa non è più una condizione umana ricorrente. Non sono molte le persone che reggono l’impatto a lungo termine con Cameloth perché ormai siamo stati trasformati in entità intimorite e inebetite da qualcosa di più grande – da noi stessi creato – che ci ha poi anche sradicato dai nostri elementi naturali, proiettandoci in un mondo parallelo che è quello delle false sicurezze e delle frettolose e pretestuose dinamiche urbane quotidiane.
Fine 3ª parte e fine di un racconto
Per un racconto che termina vi sono passioni che nascono o che vengono ripescate dopo molta inattività. Il racconto di Luca ci ha portati a proporvi un nuovo articolo che pubblicheremo come “Cameloth gallery: immagini ed emozioni”. Nei prossimi giorni potrete leggere la bellezza delle immagini già viste raccolte in un’unica galleria.
Grazie Luca per aver condiviso con noi di ImprendiNews un’esperienza che per ultimo è anche imprenditoriale, ma che trova la sua massima espressione nella passione che fu madre del sogno Cameloth.
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