L’elevata pressione fiscale italiana trova una massiccia concentrazione di scadenze nel mese di novembre che lo rendono gravoso per i contribuenti.
Parlando di scadenze fiscali nel mese di novembre c’è una particolare concentrazione di adempimenti fiscali che rendono il mese estremamente gravoso a tutti i contribuenti siano essi lavoratori autonomi o dipendenti.
Prima di addentrarci in quelle che sono le cifre diramate dalla CGIA di Mestre è bene prendere in considerazione l’ennesima incombenza che grava sui contribuenti.
Stiamo parlando di quanto tempo occorre per adempiere ai propri doveri fiscali. Il sistema italiano a differenza di altri risulta estremamente frammentato nella gestione degli oneri fiscali.
Paolo Zabeo, coordinatore della CGIA di Mestre, così si esprime riguardo al problema: «A causa di un sistema fiscale ancora troppo frammentato nel nostro Paese sono necessari ben 34 giorni lavorativi per pagare le tasse. In altre parole, tra le code agli sportelli, il tempo perso per recarsi dal commercialista o per compilare moduli, registri e scartoffie varie, le imprese italiane impiegano 269 ore all’anno per onorare gli impegni con il fisco. Per cui, bisogna aggiungere agli importi ufficiali quasi 31 miliardi di euro all’anno da classificare sotto la voce burocrazia.».
A questo costo che i contribuenti pagano senza che venga riconosciuto dal Fisco bisogna aggiungere gli oneri che invece hanno un nome.
Sempre secondo la CGIA di Mestre l’IVA porterà alle casse dello Stato circa 12,3 miliardi di euro. Sulle S.p.a. e sulle altre società grava invece l’acconto IRES per un totale di circa 11,8 miliardi di euro, mentre i lavoratori dipendenti, attraverso i propri datori di lavoro, consegneranno alle casse del Fisco ritenute per circa 10,4 miliardi di euro. Vi è poi l’acconto IRAP che peserà sulle aziende per un ammontare di 8,4 miliardi di euro. Ad aggiungersi alla lista c’è anche l’acconto IRPEF che graverà sui lavoratori autonomi per un totale di circa 8 miliardi di euro.
Se il Fisco italiano riuscisse a razionalizzare la propria gestione accorpando voci e oneri vi sarebbe un risparmio in termini di denaro notevole che “profumerebbe” di riduzione della pressione fiscale prima ancora che le aliquote vengano ritoccate.
Sarà comunque necessario ridurre la pressione fiscale per aumentare la competitività dell’Italia ma soprattutto consentire alle imprese di avere una marginalità in grado di essere investita in ricerca, sviluppo e rinnovamento dell’impresa.
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