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Borse asiatiche in lacrime, l’occidente deve rimanere ottimista

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La settimana si apre tragicamente per le borse asiatiche trascinate dall’incertezza sulla tenuta della Cina. È necessario essere ottimisti.

La settimana inizia sotto una pioggia di lacrime orientali: le borse asiatiche piangono. La capacità della Cina di scongiurare una crisi interna è il timore che trascina al ribasso i mercati borsistici d’oriente.

Il primo dato indicativo è l’Asia Pacific Index che ha perso il 4,9% con il peggior calo registrato dall’agosto del 2011. Shanghai si attesta a un -8,8% dato che non si rilevava dal 2007. L’Orso continua a mordere Hong Kong che registra un -4,63% mentre Tokyo ha bruciato un 4,61%.

La perdita di Tokyo è anche determinata dall’indebolimento del dollaro nei confronti dello yen. L’indice Nikkei brucia quindi 895,15 punti e scende al di sotto dei 19 mila. Questa condizione non si verificava da metà marzo.

Un altro sintomo legato ai mercati internazionali è il valore del Brent sceso a quota 45 dollari. Non capitava dal 2009. A generare questa discesa del prezzo del dollaro è stata determinate la decisione dell’Iran di aumentare la produzione di petrolio, ne deriva ancora che il Brent con consegna a ottobre sarà venduto ridotto del 3,2% ossia 44 dollari al barile.

Ultimo, ma non meno importante, fattore è il rialzo dell’euro determinato anche dall’incertezza che i tassi di interesse statunitensi possano aumentare a breve termine per decisione della Fed.

Tutti questi fattori hanno determinato un inizio di settimana burrascoso che non deve però distogliere gli imprenditori occidentali dalle loro mete. Iniziare a pensare che vi sia crisi determinerà azioni che non faranno altro che anticiparla.
È quindi importante osservare e capire quanto accade nel mondo ma vivere il proprio lavoro nella propria realtà pensando che il primo mercato da conquistare è quello in cui si opera.

Image Credits: Wikipedia.org

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