Il ruolo della donna nell’ambiente familiare e nel mercato del lavoro è cambiato negli ultimi decenni. Di questo cambiamento hanno dovuto tener conto anche gli studiosi, che in passato, nei loro modelli concettuali, tendevano ad escludere la figura femminile.
Per molti anni nella letteratura sociologica ed economica si è guardato al legame genitori-figli, considerando soltanto i padri e i figli maschi. Madri e figlie femmine, anche in epoca recente, e talvolta succede tuttora, venivano escluse dalle analisi, fornendo un quadro sicuramente incompleto della realtà. Ciò che non è mai stato messo in dubbio in letteratura è il ruolo delle risorse economiche e culturali dei padri nel determinare il livello di istruzione e la storia professionale dei figli. Il modello teorico maggiormente utilizzato per la definizione di questa relazione è stato creato da Blau e Duncan nel 19671. Lo scopo degli autori era quello di catturare le relazioni causali tra lo status educativo e professionale del padre e quello del figlio maschio, identificando in che misura gli esiti occupazionali dei figli fossero modellati dalla famiglia di origine (ovvero dal padre). Blau e Duncan invitavano a considerare l’occupazione e il livello di istruzione del padre, il livello di istruzione del figlio e il suo primo lavoro e la sua occupazione al momento dell’intervista. Dal punto di vista temporale le informazioni sul padre precedevano quelle del figlio, pertanto erano dette esogene. Esse influenzavano l’istruzione del figlio, la prima occupazione dopo aver lasciato la scuola e l’occupazione attuale.
Delle donne, nemmeno l’ombra. Madri e figlie sono state escluse per decenni dal modello di studio. Ciò era dovuto principalmente al fatto che nel corso degli anni ‘60, quando questo modello è stato sviluppato, la maggior parte delle madri smetteva di lavorare dopo la nascita del primo figlio e gli uomini avevano il ruolo di capofamiglia, responsabili delle risorse economiche dei nuclei familiari. Quindi, la connessione tra le madri e i figli non veniva studiata, e si focalizzava tutta l’attenzione su padri e figli. Tuttavia, già negli anni ‘80 gli studiosi hanno cominciato a chiedersi se i risultati basati solo sugli uomini fossero applicabili agli esiti educativi e occupazionali delle donne. La necessità di considerare le donne nello studio dei risultati scolastici e della posizione lavorativa, è nata quando è aumentata la loro partecipazione nel mercato del lavoro. Esse diventavano più importanti sia in quanto madri sia in quanto figlie. Le madri contribuivano sia alle risorse economiche della famiglia, senza necessariamente interrompere la loro carriera in occasione della nascita dei figli, sia alle risorse culturali, vista l’espansione del livello di istruzione delle donne. Le figlie costituivano un nuovo gruppo da studiare, con le sue peculiarità, come ad esempio una maggiore diffusione del lavoro part-time.
Inoltre, nel tempo, ha acquistato sempre più valore un modello teorico secondo il quale mentre i figli sono più orientati a prendere i padri come esempi per se stessi, le figlie hanno la tendenza a riferirsi alle loro madri come linee guida per la loro carriera di istruzione e lavorativa (es. Updegraff et al. 19962). I bambini, infatti, tendono a identificarsi con il genitore dello stesso sesso, perché percepiscono che esso dispone di informazioni più pertinenti e più rilevanti , quindi è più esperto e funge da esempio (Acock & Yang, 19843; Boyd, 19894). Le madri, ad esempio, condividono con le figlie una comune condizione di segregazione nel mercato del lavoro, ovvero il fatto di essere concentrate più in alcune occupazioni che in altre o in alcuni ruoli, solitamente non di elite, che in altri. Questa nuova teoria ha fatto sì che non si potesse considerare lo studio delle madri senza analizzare le dinamiche delle figlie e viceversa.
In un recente articolo, dando spazio alla nuova tendenza a considerare madri e figlie, e prendendo spunto da questo nuovo modello secondo il quale il genitore avrebbe maggiore impatto sul figlio dello stesso sesso, mi sono occupata del ruolo delle madri nel determinare il livello di istruzione e la posizione lavorativa delle figlie, nelle recenti generazioni di donne in Germania (Minello, Blossfeld 20145). Dai risultati è emerso che lo status socio-economico della madre è fortemente collegato al livello di istruzione della figlia, così come c’è una forte relazione tra il primo lavoro della figlia e la posizione occupazionale della madre. Detto in altri termini le madri influiscono sia sul raggiungimento degli obiettivi educativi delle figlie, sia sulla loro collocazione nel mercato del lavoro.
Anche in Italia l’attenzione verso il ruolo delle donne non può che essere in aumento, vista la loro crescente presenza nel mercato del lavoro e il fatto che negli ultimi decenni il livello di istruzione della popolazione femminile è diventato superiore a quello della popolazione maschile. Già agli inizi degli anni 2000 c’erano più diciannovenni femmine col diploma rispetto ai maschi, così come più venticinquenni femmine si laureavano rispetto ai pari età maschi (dati ISTAT). Nel 2008 c’erano più di nove milioni di donne occupate a fronte del milione e settecentomila del 1993 (dati ISTAT6). Mentre i dati sull’occupazione maschile mostrano un trend decrescente, quelli sull’occupazione femminile parlano di un fenomeno in crescita negli ultimi decenni (vd grafico). Rispetto al legame tra madri e figlie, ad esempio, Del Boca e colleghi (20007) hanno scoperto che in Italia la partecipazione nel mercato del lavoro della madre è un predittore significativo di quella della figlia.
L’attenzione verso le donne, madri e figlie è legata al fatto che la loro progressiva presenza nel mondo del lavoro e la crescita del loro livello di istruzione hanno dato il via a cambiamenti nella struttura delle opportunità occupazionali. Vi sono state trasformazioni sia rispetto a fattori culturali, come ad esempio, atteggiamenti e valori circa la cura dei bambini oppure, come si è già detto al cambiamento del ruolo all’interno delle dinamiche di sostegno economico e culturale nell’ambito familiare, sia a fattori politici, quali ad esempio le strategie per raggiungere l’uguaglianza di genere e a politiche mirate, come ad esempio, sia, infine, rispetto ai programmi pubblici per conciliare occupazione e obblighi familiari.
Questi cambiamenti hanno fatto sì che non sia più stato possibile, negli ultimi decenni, concentrare lo studio delle relazioni tra figli e famiglia esclusivamente sul rapporto padre-figlio. Limitarsi allo studio delle risorse del padre, significherebbe non tener conto delle reali dinamiche familiari in cui la donna viene sempre di più a coprire un ruolo fondamentale. Finalmente è stata gettata nuova luce sul ruolo della donna, anche se c’è ancora molta strada da fare in vista di uno studio attento ed esaustivo sia dell’importanza del ruolo delle madri nell’educazione e nella partecipazione al mercato del lavoro di figlie e figlie e sia nell’analisi delle dinamiche specifiche dei cambiamenti che stanno coinvolgendo le nuove generazioni di figlie nel mercato del lavoro e nell’istruzione.
1Blau, P. M., & Duncan, O. D. (1967). The American occupational structure. New York, NY: Wiley.
2Updegraff, K. A., McHale, S. M., & Crouter, A. C. (1996). Gender roles in marriage: What do they mean for girls’ and boys’ school achievement? Journal of Youth and Adolescence, 25, 73–88.
3Acock, A. C., & Yang, W. S. (1984). Parental power and adolescents’ parental identification. Journal of Marriage and the Family, 46, 487–495.
4Boyd, C. J. (1989). Mothers and daughters: A discussion of theory and research. Journal of Marriage and the Family, 51, 291–301.
5Minello A. & H.-P.Blossfeld (2014) From mother to daughter: changes in intergenerational educational and occupational mobility in Germany, International Studies in Sociology of Education, 24:1, 65-84.
6www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070307_00/08_istruzione.pdf
7Del Boca, D., Locatelli, M., & Pasqua, S. (2000). Employment decisions of married women: Evidence and explanations. LABOUR, 14(1):35–52.
8Dati da: dati.istat.it
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