Un recente studio dimostra il ruolo distinto e indipendente di istruzione, classe sociale e status socio-economico dei genitori nel definire il livello di istruzione dei figli.
In una ricerca pubblicata nel 2013, Erzsébet Bukodi e John Goldthorpe, entrambi docenti al Dipartimento di Social Policy and Intervention all’Università di Oxford, hanno dimostrato che istruzione, classe sociale e status socio-economico dei genitori hanno effetti distinti e indipendenti nel predire il livello di istruzione dei figli1.
Queste dimensioni non sono intercambiabili, anzi, vanno a catturare aspetti diversi del background sociale e culturale delle famiglie, identificando meccanismi distinti e specifici che incidono poi sui percorsi scolastici dei figli.
È pertanto importante considerarle separatamente. Ma quali sono gli aspetti colti da ognuna delle tre dimensioni?
ISTRUZIONE: Quando si considera l’istruzione si fa riferimento alla capacità dei genitori di aiutare i figli nei compiti a casa, alla loro conoscenza del sistema scolastico e della gestione dei vari passaggi della carriera educativa, all’aiuto nelle scelte legate all’istruzione e alla quantità di libri letti quotidianamente nell’ambiente familiare. Infine considerando il livello di istruzione dei genitori, si identificherà il valore che essi attribuiscono all’istruzione stessa e che viene trasmesso ai figli.
CLASSE SOCIALE: Parlando della classe sociale, invece, si fa riferimento al concetto di lavoro che questi tramandano ai figli, alla loro possibilità di garantire una situazione economica stabile, alla trasmissione delle competenze utili per giostrarsi nel mondo del lavoro, ma anche al fatto di poter essere gli ereditari di un’attività lavorativa già avviata.
STATUS SOCIO-ECONOMICO: Infine, per quanto riguarda lo status socio-economico, in sociologia con questo termine si fa riferimento alle risorse socio-culturali a disposizione della famiglia, all’ambiente culturalmente stimolante in ambito familiare, alle risorse provenienti non solo dai genitori, ma anche dalle persone ad essi connesse.
Chiarita questa distinzione, il progetto di Erzsébet Bukodi ha fatto dei passi avanti. Se nel primo studio insieme a Goldthorpe la docente di Oxford analizzava solo il caso dell’Inghilterra, in un nuovo articolo, scritto insieme a numerosi studiosi europei, Bukodi propone un confronto tra quattro nazioni: Uk, Svezia, Germania e Italia. Tra gli obiettivi di questa analisi c’è dimostrare che queste tre dimensioni hanno un ruolo indipendente anche nelle altre nazioni, quindi in contesti sociali diversi da quello inglese. Di seguito riassumerò i risultati per l’Italia, rimandando al working paper dell’università inglese2 per ogni considerazione metodologica o per un’analisi specifica sulle altre nazioni. Riporterò, inoltre solo i risultati utili a rispondere a queste domande di ricerca: hanno istruzione, classe sociale, e status socio-economico dei genitori un effetto indipendente sull’istruzione dei figli? Questo effetto varia nel tempo?
Nell’analisi del caso italiano vengono utilizzati i dati EU-SILC, e considerate tre coorti di donne e uomini: 1939-53, 1954-64, e 1965-75. Dalle analisi appare chiaro che le donne italiane dell’ultima coorte (quindi le più giovani, nate tra il 1965 e il 1975) hanno superato gli uomini in termini di titolo di studio conseguito: la percentuale di donne diplomate e laureate è superiore alla percentuale di uomini diplomati e laureati. Per quanto riguarda l’analisi dell’effetto delle tre dimensioni nel predire il titolo di studio dei figli, nell’articolo risulta chiaro per l’Italia, come per gli altri paesi, sussiste un ruolo distinto e specifico di istruzione, classe sociale e status socio-economico. Dalle analisi emerge inoltre, che il ruolo delle tre dimensioni non è uguale nelle varie nazioni: ad esempio, la classe sociale conta di più in Gran Bretagna e Svezia che in Italia e Germania. In Italia sono invece il titolo di studio e lo status socio-economico ad essere più determinanti.
Questo significa che sono queste le dimensioni che più contribuiscono a definire le chance di istruzione dei figli. In Italia, infatti, l’effetto dell’istruzione dei genitori sulla probabilità di superamento della soglia secondaria superiore (ovvero di ottenere almeno un diploma secondario) è circa due volte più grande che in Gran Bretagna e Svezia. Il caso italiano, inoltre, è l’unico in cui l’effetto della classe sociale declina nel tempo specialmente per quanti raggiungono almeno il livello di istruzione secondaria superiore, ovvero negli anni la classe sociale dei genitori è sempre meno importante nel determinare i percorsi scolastici dei figli. Anche l’effetto dello status socio-economico dimostra una leggera riduzione nel tempo.
Per quanto riguarda, infine, l’istruzione dei genitori, seppure i risultati italiani si mantengano a livelli più alti che per le altre nazioni, c’è un leggero calo tra la prima e la seconda delle coorti considerate, in seguito l’effetto si mantiene stabile per la coorte dei più giovani, quelli nati tra il 1965 e il 1975. Il declino delle tre dimensioni, seppur lieve, sta a significare che con il tempo i percorsi scolastici dei figli stanno diventando meno legati alle risorse dei genitori.
Da questo studio, emerge quindi che è importante anche per l’Italia considerare sia l’istruzione, sia la classe sociale, sia lo status socio-economico per definire le probabilità di un figlio di raggiungere un certo livello di istruzione piuttosto che un altro. A contare sono specialmente l’istruzione dei genitori e lo status socio-economico, mentre gli aspetti più puramente economici (la classe sociale) sono comunque importanti, ma passano in secondo piano. Infine, lo studio denota un leggero calo nel tempo dell’importanza di tutte le dimensioni considerate, evidenziando, quindi, una lieve riduzione dell’influenza delle caratteristiche dei genitori sui percorsi scolastici dei figli.
1Bukodi, Erzsébet, and John H Goldthorpe. 2013. “Decomposing „Social Origins‟: The Effects of Parents‟ Class, Status, and Education on the Educational Attainment of Their Children.” European Sociological Review – 29(5): 1024–1039.
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