Referendum o verdetto popolare? Quale sarà la scelta dei greci? Quale potrebbe essere l’effetto di un’uscita dall’area euro della Grecia?
Siamo stanchi di sentire notizie su chi deve ricoprire il ruolo del povero pellegrino in ambito UE. Sono ormai anni che assistiamo a una costante messa in discussione di alcuni componenti poveri dell’Unione Europea. Non solo ci sembra di cattivo gusto perseverare in questo tipo di giornalismo che non fa notizia ma crea terrore. Quello che ci piacerebbe è che prima di mettere in discussione questo o quel membro di quello che oggi il mondo conosce come Unione Europea venissero invece messe in discussione alcune regole che questa unione si è data per mano di coloro che gestirono la sua nascita.
Molti anni fa si parlava solo di quello che oggi stiamo vivendo. All’epoca l’Unione Europea era percepita dal cittadino come la creazione degli Stati Uniti d’Europa. C’era la percezione che si volesse emulare la realtà americana con tutti i benefici che avrebbe portato la creazione di un bacino di umane creature che si sarebbero ritrovate sotto uno stesso tetto con una stessa moneta, con uno stesso fisco, con una stessa giustizia e con tutto quello che unisce e regola la vita di una famiglia fatta di Stati.
Siamo riusciti a liberalizzare la circolazione delle merci prima e delle persone poi, abbiamo creato una moneta unica che nessuno avrebbe mai potuto falsificare, abbiamo creato un Parlamento Europeo con una macchina politica transazionale e molto altro ancora.
Il problema, però, risiede nel fatto che non siamo una unione coesa. I vari Capi di Stato sono ancora i veri potenti della propria Nazione. L’Unione Europea è orfana di un pilota, non servono a niente i semestri in cui questo o quello in nome e per conto di tutti gli Stati governi l’Unione.
La UE sta fallendo negli atteggiamenti, nel non voler realmente unire per non sacrificare il benessere di chi sta meglio. La UE è debole, sarebbe fragile difronte a un conflitto e si spaccherebbe in mille pezzi di fronte agli atteggiamenti delle singole presidenze nazionali che, già in epoca di pace, sono in disaccordo.
Oggi si parla anche di chi vuole restare e di chi vuole abbandonare l’area euro (e quindi anche la UE). Probabilmente è una follia immaginare che anche solo un membro venga perso dopo decenni di sacrifici e investimenti che seppure sono stati fatti male e in modalità iniqua comunque ci sono stati.
Il futuro della UE non lo decreterà il Referendum greco bensì resterà legato a quel nazionalismo che impedisce la creazione di quelli che dovrebbero realmente diventare gli Stati Uniti d’Europa.
Per noi italiani è forse semplice accettare una simile situazione visto e considerato che dall’Unità d’Italia a oggi non siamo riusciti a sentirci un popolo, viviamo come tale ma non siamo una Nazione di anime unite. Siamo invece una moltitudine di etnie che laddove fu possibile si fece di tutto per ottennere l’autonomia della propria regione e rimanere isolati, autonomi, ma più ricchi rispetto all’intero Paese.
L’Italia viene anche definita come lo stivale, bene, c’è da augurassi che un domani l’Europa non abbia voglia di cambiare scarpe. Il problema, l’incognita Grexit, potrebbe essere solo il primo di una serie di periodi tristi che, man mano, potrebbero lasciar uscire dalla propria casa i paesi del bacino del Mediterraneo che potrebbero così arginare – con le loro sole forze, a loro spesa – tutte quelle problematiche che giungono quotidianamente dal Nord Africa.
Consideriamo anche che l’impoverimento dei paesi del bacino Mediterraneo continuerebbe ad offrire agli abitanti del Nord una buona opportunità per una vacanza a poco prezzo e molto altro ancora … per esempio.
Domenica, in un modo o nell’altro, ci si troverà di fronte a una realtà ingestibile perché chi l’ha creata oggi non è in grado di offrire un antidoto che sia differente dal coprire i debiti greci e gestire dall’esterno una riorganizzazione statale visto che oggi questa macchina soffre di antichi retaggi culturali e che non può competere con i Paesi più ricchi dell’Unione Europea.
Indipendentemente da ciò che capiterà la risposta dovrà solamente essere radicale, altre soluzioni non potrebbero che aggravare una situazione che all’origine è carente nelle regole dell’Unione che di fatto esiste solo sulla carta e in quegli accordi che troppo spesso vengono messi in discussione al primo segnale di dolore.
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