Fotografia del legame tra italiani, casa e famiglia di origine, una relazione molto stretta che va a modificarsi di generazione in generazione.
Dai dati dell’ultimo censimento ISTAT (2011) emerge che il 72,1% delle famiglie italiane possiede la casa in cui vive. Il rapporto tra gli italiani e la casa è da sempre molto stretto, basti pensare che la media di possessori di casa dell’Eurozona è del 60,1% (dati BCE), quindi inferiore a quella italiana.
La letteratura sociologica ci insegna che tra i maggiori provider del possesso della casa, in Italia, ci sono le famiglie di origine. Le principali caratteristiche del sistema immobiliare italiano nel contesto europeo sono infatti: un alto tasso di proprietà e un mercato dei mutui relativamente poco sviluppato, un basso livello di protezione sociale nel settore degli affitti (affittuari e proprietari sono poco tutelati dalla legislazione italiana), e, infine, appunto, il ruolo fondamentale della famiglia di origine per contribuire all’acquisto di una casa (Baldini e Poggio 2014).
HOUWEL (Housing and Welfare) è un progetto europeo che si occupa proprio di osservare le dinamiche relative al rapporto tra il mercato della casa e le trasformazioni del welfare, ovvero a come i cambiamenti in merito alla proprietà della casa stiano rimodellando il welfare state. Avviato dal professor Richard Ronald nel febbraio 2012 presso il Centro di Studi Urbani dell’Università di Amsterdam, lo studio si sviluppa attraverso la comparazione tra sei paesi: Inghilterra, Germania, Italia, Giappone, Paesi Bassi e Romania.
Ad occuparsi dei risultati italiani del progetto, insieme alla referente Oana Druta, è Lidia Manzo docente a contratto al Politecnico di Milano e short-term Research Fellow all’Università di Amsterdam. Dalla ricerca della Dott.ssa Manzo per il progetto HOUWEL, svolto attraverso interviste in profondità a 43 famiglie milanesi, emergono alcuni aspetti interessanti relativi al rapporto tra gli intervistati, la casa e le famiglie di origine, e a come questo sia cambiato tra le generazioni.
Dalle prime analisi della ricerca – presentate durante un seminario pubblico lo scorso settembre al Politecnico di Milano – emerge che le scelte abitative sono influenzate fortemente dalla quantità di aiuto pratico e finanziario ricevuto dalla famiglia di origine, mentre sono indipendenti dal livello di istruzione o dallo stipendio degli intervistati. Inoltre la crisi economica che sta colpendo l’Italia negli ultimi anni ha un forte effetto sulle spese legate all’affitto della casa, aumentando la vulnerabilità dei giovani (scarsamente supportati dallo stato per l’uscita dal nucleo di origine), delle famiglie monogenitoriali, degli anziani, e dei divorziati.
Un’altra osservazione che emerge dalle interviste risulta la riduzione nella tendenza ad associare matrimonio e casa di proprietà, che per le nuove generazioni è sempre più un sogno piuttosto che una realtà (Manzo e Druta 2015). La famiglia di origine rimane comunque la risorsa principale a cui attingere quando l’obiettivo è acquistare, o per i giovani anche affittare, una casa. Il ruolo dei genitori è però cambiato tra le generazioni.
I più giovani tra gli intervistati (fascia d’età 18-34 anni) hanno un forte legame con la famiglia di origine, un legame di assistenza pratica e finanziaria, sia che vivano ancora con i genitori, sia che abbiano già lasciato la loro casa. La maggior parte dei giovani ha un lavoro occasionale e sperimenta la precarietà. Nessuno ha figli, ad eccezione di una famiglia che vive in affitto negli alloggi popolari, e questo sembra essere legato all’impossibilità di sostenere il peso economico di un figlio nella condizione di precarietà lavorativa.
Quanti condividono l’abitazione con dei coinquilini, lo fanno essenzialmente per una questione pratica, ovvero l’impossibilità di affrontare da soli un affitto, ma anche per una questione emotiva: si tratta spesso di fuori sede che vogliono riprodurre un ambiente familiare a Milano, trovandosi distanti dalle famiglie di origine. In questo caso il sostegno delle famiglie è di tipo prevalentemente economico: contribuiscono alle spese di affitto o mantengono i figli all’interno del nucleo familiare di origine. Le famiglie composte da adulti (35-54 anni) vivono invece condizioni diverse. Gli intervistati hanno lavori stabili e sono per la maggior parte proprietari delle abitazioni in cui risiedono, acquistate grazie all’aiuto dei genitori. I genitori, in questo caso, contribuiscono a pagare il mutuo o fungono da garanti con le banche. Le coppie che non possono godere del sostegno dei genitori vivono invece in affitto, chiedendo agevolazioni al Comune o alloggio nelle case popolari.
Per le famiglie più anziane (oltre i 55 anni) il rapporto tra casa e famiglia di origine è ancora una volta diverso. Le famiglie di origine hanno contribuito all’acquisto della casa attraverso dei prestiti, che hanno evitato al nuovo nucleo familiare di rivolgersi al sistema bancario. Questa modalità ha portato in passato all’acquisto della prima casa, e talvolta anche di una seconda e una terza casa per le vacanze, quasi mai un investimento a scopo di lucro. Per quanti rimangono soli, ad esempio vedovi o divorziati, la casa diventa una fonte di reddito: può essere venduta, scegliendo di vivere in affitto e di avere un’entrata sufficiente per una vita serena.
Questa ricerca milanese offre una buona fotografia di quanto sia stretto il legame tra gli italiani e la casa, un legame che ha sì un forte aspetto economico, ma funge anche da tratto di unione tra i genitori ed i figli. Questo legame è variato tra le generazioni: dai giovani che dipendono dai genitori per potersi permettere un affitto, ai meno giovani che vengono aiutati a pagare il mutuo o tornano dai genitori in caso di divorzio, fino ai più anziani, che venivano aiutati da tutti i familiari per evitare di rivolgersi alle banche.
Ciò che rimane invariato è il forte peso della famiglia di origine nell’aiutare le giovani generazioni in vista di un obiettivo: acquistare una casa come bene che sia una solida risorsa. Dalla ricerca milanese emerge infatti chiaramente che in Italia più che altrove, la casa è vista come una forma di sicurezza sociale, come un complemento della pensione durante l’età anziana: avere una casa di proprietà da una parte protegge dalle spese di affitto, dall’altra è una garanzia come lascito alle generazioni future.
Riferimenti
Baldini, M. e Poggio, T. (2014) “The Italian housing system and the global financial crisis”. Journal of Housing and the Built Environment, June 2014, Volume 29, Issue 2, pp 317-334.
Manzo, L. e Druta O. (2015) “Generational inequalities in young adult’s housing transition in Milan”. Working paper realizzato per il Workshop Internazionale ENHR “Homeownership and Globalization”, Bucharest (Romania) 20-22 Maggio 2015.
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