3,4 milioni di imprese potrebbero essere “liquide” se i clienti – Italia compresa – pagassero regolarmente. È possibile invertire questa rotta, cambiare abitudini?
La liquidità per le imprese è vita! Lo è tanto più in un momento in cui circolano meno soldi per un ridotto giro d’affari. È costume italiano pensare che pagare a lunga scadenza renda, non è così. I pagamenti lunghi fanno perdere la percezione dei “muscoli” finanziari dell’attività. Un evento critico può cambiare la storia in un giorno. Se paghiamo o incassiamo a 60, 90 o 180 giorni è impossibile prevedere determinati fattori eccezionali.
Se oggi 3,4 milioni di imprese si ritrovano a non poter investire o sono costrette a licenziare è perché non hanno incassato i soldi del lavoro svolto: cessione di beni o servizi. Questo dato è stato diffuso dalla CGIA di Mestre e mette in evidenza come le sofferenze degli uni possono generare sofferenze a chi potrebbe vincere il momento critico se solo fosse possibile incassare il dovuto.
I 3,4 milioni d’imprese rappresentano oggi il 76% del totale nazionale di cui il 15%, ovvero 700 mila imprese, si trovano sull’orlo del fallimento o con la necessità di ridurre l’organico per l’impossibilità di mantenerlo. Uno scenario folle che non rientra – o non dovrebbe rientrare – nella realtà di un paese che è fra i Padri fondatori della Comunità Europea.
È possibile in un momento di crisi pensare di cambiare usi e costumi del marketing che regola i rapporti fra cliente e fornitore? Sì, purché sia un processo graduale e sponsorizzato da Mamma Italia che è corresponsabile di questa situazione con una mole di ritardi e/o insoluti che darebbero, se corrisposti, grande respiro a molte casse di altrettante imprese.
Nei prossimi giorni daremo vita ad una iniziativa che non anticipiamo ancora ma che avrà un carattere e una missione decisamente propositiva e che vi inviterà a partecipare ai giochi che si creeranno.
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