A cinque settimane dall’inizio di questa rubrica, mi prendo qualche riga per spiegarne i modi, i tempi e le motivazioni.
Qualche anno fa mi trovavo per lavoro a Milano e stavo chiacchierando con alcuni colleghi.
Si parlava di scienza e comunicazione, o meglio, di quanto sia difficile per ricercatori e professori universitari rendere pubbliche le loro ricerche scientifiche, farle arrivare anche al di fuori dell’accademia. Un ricercatore con più esperienza di me, che aveva lavorato per un periodo nel Regno Unito, in quell’occasione, mi disse che in Inghilterra quando viene pubblicato un articolo scientifico i giornalisti hanno un mese di tempo per contattare l’autore (o gli autori) e riportare i risultati nella stampa nazionale. Non so bene i dettagli su questa informazione che mi diede il mio collega, ma ciò che mi restò di quella chiacchierata fu la certezza che quel metodo di divulgazione dei risultati scientifici fosse ottimo.
Inoltre, mi accompagna da tempo la convinzione che la diffusione dei risultati scientifici attraverso i media sia una cosa tanto sottovalutata (in Italia) quanto indispensabile.
Nel mio mondo ideale le ricerche accademiche dovrebbero arrivare ben oltre a dove arrivano oggi nella maggior parte dei casi. Ovvero oggi vengono pubblicate nei giornali scientifici, discusse nelle università e, solo raramente riportate nei media. È vero che per alcune università il collegamento con la stampa è più facile (onore al merito dell’Università Bocconi che riesce spesso a portare le sue ricerche nei maggiori quotidiani nazionali), ma si tratta di casi sporadici e isolati. È vero anche che talvolta tradurre in linguaggio giornalistico i risultati di ricerche scientifiche non è facile e che esistono alcuni tentativi ben riusciti di legare accademia e grande pubblico, ad esempio il giornale Le Scienze, non a caso l’edizione italiana di un giornale americano. Ci sono poi, alcuni esempi di giornali, principalmente online, che si propongono di diventare mezzi di divulgazione dei risultati accademici ma rimangono invece belle vetrine in cui gli accademici stessi si scontrano a colpi di ricerche e contro ricerche, osservazioni spesso incentrate sui metodi di indagine più che sui risultati e le loro possibili interpretazioni.
Non è un caso, comunque, se le pagine della cultura dei maggiori quotidiani ospitano spesso articoli su musicisti, attori e artisti vari, ma solo raramente fanno riferimento agli accademici che si occupano di fare cultura.
Io credo invece che i risultati ottenuti in alcune discipline, più che in altre si prestino ad essere ripresi dai media e offerti ai lettori non necessariamente legati al mondo dell’università i quali, attraverso queste letture, possano avere un quadro più completo ed esaustivo su temi importanti per la cultura del paese. È da qui che nasce la mia rubrica. Non sono una giornalista e ho ancora molti passi da compiere nel mondo dell’università prima di considerarmi una “veterana”, ma con CLIC mi propongo di trascrivere i risultati delle ricerche, riportare i dati statistici, trascrivere teorie scientifiche legate alla sociologia e alle discipline affini, con uno sguardo di interesse al mercato del lavoro.
Nei precedenti articoli di CLIC ho trattato tre argomenti:
- Il cambiamento del ruolo delle donne nel mercato del lavoro e nell’ambiente familiare e come questo abbia portato ad una maggiore attenzione degli studiosi delle scienze sociali verso le donne stesse.
- La disoccupazione giovanile, la sua crescita negli ultimi anni e la nascita del fenomeno dei NEET, giovani che oltre a non lavorare e non studiare, non cercano attivamente lavoro.
- Il complesso rapporto tra italiani e immigrazione. Ho prima mostrato quali sono gli atteggiamenti degli italiani nei confronti degli immigrati, confrontando questi atteggiamenti con quelli degli altri cittadini europei. Successivamente ho fatto riferimento a dati ufficiali sui livelli di occupazione degli immigrati regolari e in quanto beneficiari di prestazioni previdenziali.
Questi argomenti sono quelli che in maniera più o meno centrale hanno fatto parte del mio percorso accademico. Dal prossimo articolo inizierò invece a spaziare su temi di grande portata (tra due settimane parlerò di donne, maternità e lavoro), facendo riferimento alla principale letteratura scientifica nazionale e internazionale. La mia rubrica per ora avrà una cadenza quindicinale ed uscirà il mercoledì. In futuro spero di riuscire a renderla un appuntamento settimanale. Quando possibile, arricchirò i miei contributi con immagini, fotografie e video in modo da rendere la comunicazione quanto più possibile immediata.
Concludo invitando i miei colleghi e chiunque leggerà questa rubrica a segnalarmi articoli o argomenti interessanti da trattare, nuove pubblicazioni sulle quali riflettere, spunti e commenti sui quali discutere insieme, e partecipare con opinioni e critiche. Mi rivolgo in particolare ai miei colleghi nel mondo accademico per condividere con loro l’obiettivo di portare al di fuori del piccolo mondo dell’accademia i grandi risultati delle nostre ricerche.
Concludo ringraziando ImprendiNews e in particolare il direttore Carlo Filippo Follis e il senior writer Alessio Del Zotto, il primo per avermi proposto questa rubrica, il secondo per avermi messo in contatto con la bella realtà di ImprendiNews.
Partecipa
Commenti su Facebook
Commenta tramite Google+
Powered by Google+ Comments