Volkmar Mühleis è un professore di filosofia dell’arte in Belgio. È anche musicista, speaker radiofonico e conferenziere a livello internazionale.
Ho conosciuto Volkmar Mühleis circa dieci anni fa a Bruxelles. Bevemmo insieme un’ottima birra belga con un po’ di formaggio Gouda in un famoso pub in stile Liberty nel centro di Bruxelles: La Mort Subite. Volkmar è docente di filosofia dell’arte e ha tenuto conferenze in Germania, Inghilterra e Nuova Zelanda. Gestisce anche vari progetti artistici.
D: Volkmar, puoi raccontarci la tua esperienza di speaker radiofonico?
R: Per parlare in radio, devi avere due qualità: una voce che la gente ama ascoltare e un modo di parlare che la gente ama sentire. Puoi dare più carattere alla tua voce, con un certo modo di parlare, ma non puoi cambiare la voce nelle sue caratteristiche generali. E se improvvisi, devi essere molto concentrato e molto chiaro, e allo stesso tempo devi essere rilassato, sentirti a tuo agio, perché la gente possa sentirsi rilassata e a suo agio. Se leggi un testo, devi parlarlo, in modo chiaro e personale, perché non sei su un palco di teatro, la gente sentirà ogni suono della tua voce, a causa della tecnica. Quindi parlare alla radio è l’arte di sentirsi a proprio agio nel recitare in modo molto concentrato.D: Hai anche dei progetti artistici importanti. Di cosa si tratta?
R: Ehm, non so se siano importanti! Per me, sicuramente, e spero anche per gli altri! Scrivo. Scrivo prosa e poesia, testi per canzoni e scrivo canzoni. Oltre a ciò scrivo riflessioni, specialmente sull’arte, ma anche sulla filosofia in generale. La mia ultima esibizione alla Audio Foundation di Auckland in Nuova Zelanda è andata molto bene. Ho suonato dei brani di mein Bruder Karin, un progetto di musica pop elettronica al quale sto lavorando insieme con Lutz Boddenberg, un compositore di musica da film di Düsseldorf, Germania. Oltre a ciò ho finito recentemente un video con Ortrud Kegel, una flautista sperimentale di Colonia.D: Recentemente hai tenuto una conferenza in Nuova Zelanda. Com’è stata questa esperienza?
R: Stupenda! Ho parlato del pensiero estetico del filosofo francese Jacques Rancière all’Auckland Art Museum, l’auditorium era completamente pieno e alla fine della conferenza sono state sollevate molte questioni interessanti, perciò la discussione era ancora accesa mentre gli organizzatori volevano chiudere la sala. Ho anche tenuto una conferenza sulla relazione tra arte e cecità alla ELAM School of Arts, che fa parte dell’Università di Auckland. Ho molto apprezzato il grande scambio interculturale in questa regione del Pacifico, con molte persone provenienti dalla Cina, dall’India e dalle isole del Pacifico.
D: Sei un esperto della filosofia di Jacques Rancière. Qual è il ruolo dell’arte nella società moderna?
R: Lasciare l’immaginazione aperta. C’è sempre un’alternativa, questa è la lezione che l’arte ci insegna. Se, in quanto cittadino attivo, devi essere capace di definire alternative, devi essere capace di immaginare alternative. Non in quanto esperto, ma come essere umano, in modo da poter continuare a crescere, orientare te stesso, insieme agli altri. La libertà di immaginazione ha bisogno di mezzi [media]di immaginazione. Le opere d’arte sono dei rifugi per questa libertà, per ognuno e per tutti. Perciò, non sono prodotti, servizi o qualunque altra cosa che possono essere resi funzionali nel nostro mondo tecnologico, comunicativo e caratterizzato da un’economia globale.
D: Quali sono le differenze tra arte e design?
R: Arte e design servono ambedue la collettività. Ma l’arte ha sempre bisogno di una dimensione individuale, mentre certi design possono benissimo essere creati con un lavoro di gruppo e prodotti in serie per l’uso collettivo, senza una dimensione che parli allo spettatore individuale, come una lampada, un termosifone, o qualsiasi altro oggetto.Oltre a ciò, l’arte non è obbligata a rispettare nemmeno l’identità concettuale di qualunque oggetto. Per fare un esempio: se vuoi progettare una scacchiera, devi rispettare l’identità concettuale del gioco degli scacchi, così che la gente possa usare la scacchiera e le figure per giocare a scacchi. In questo senso l’artista ha più libertà. Ma non vorrei dire che essa o egli sia più creativo, perché è molto difficile progettare qualcosa di molto comune per tutti in un modo che ognuno possa scoprire fresco, nuovo e diverso. Anche il design quindi è un’arte importante.
D: Cosa potrebbe insegnare l’arte al design?
R: L’orizzonte oltre il leggibile, oltre i gesti e la comunicazione. La resistenza della materia in un’opera. La dimensione esistenziale di quest’opera. Per esempio. E poi il design potrebbe insegnare all’arte che l’arte è solo una parte del mondo culturale al quale il design e l’architettura danno forma. Ogni artefatto è progettato all’interno delle forme dell’architettura. Così essi sono connessi in modo stretto.D: Che progetti hai per il futuro?
R: In questo momento sto lavorando a un libro sulla filosofia di Rancière in merito alla prassi artistica e sto scrivendo il mio secondo romanzo. Inoltre terrò una conferenza al prossimo Congresso dell’Associazione Tedesca di Estetica ad Amburgo.
D: Last but not least, vuoi condividere un tuo pensiero con le imprenditrici e gli imprenditori che ci leggono?
R: In una democrazia, la libertà è sempre connessa all’uguaglianza. Cosa pensi in merito all’uguaglianza? È solo una “uguale opportunità” sul mercato? E fino a che punto questa uguaglianza di opportunità esiste davvero?
In conclusione
Grazie mille, Volkmar!
Foto Credits: © Jürgen Hillenbach, © Peter Bultink
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