Alessandra Minello è Senior Research Scientist presso il prestigioso European University Institute di Fiesole. ImprendiNews l’ha intervistata sul ruolo della ricerca nella società della conoscenza.
Un nome prestigioso e una fama internazionale: European University Institute è sinonimo di eccellenza nel campo della ricerca. Alessandra Minello è una giovane ricercatrice che all’EUI ricopre il ruolo di Senior Research Scientist presso il Department of Political and Social Sciences. Ha collaborato come Associate Researcher presso il Dondena Center for Research on Social Dynamics dell’Università Bocconi di Milano.
D: Alessandra, perché hai scelto di diventare ricercatrice?
R: Ho sempre saputo che avrei conseguito un dottorato di ricerca. Era il mio sogno sin da adolescente. Questo, pensavo all’epoca, mi avrebbe permesso di unire tre delle mie grandi passioni: studiare, scrivere, viaggiare. E così è stato.
D: Cosa ti piace di più del tuo lavoro all’EUI?
R: Mi piace molto l’ambiente internazionale, il fatto che vengano proposti numerosi e interessanti corsi e seminari e che si discutano temi di attualità politica coinvolgendo i maggiori esperti internazionali sugli argomenti trattati. Il mio è un progetto tedesco, mi occupo di donne, istruzione e partecipazione nel mercato del lavoro. Durante i due anni trascorsi all’EUI, ho avuto modo di confrontarmi con numerosi sociologi che si occupano dello stesso tema e che si sono dimostrati interessati al mio progetto. Questo rende il lavoro ancora più stimolante.D: Qual è il ruolo della ricerca nella nostra società che è stata definita società della conoscenza?
R: La ricerca aumenta la ricchezza a livello culturale, ma crea anche ricchezza a livello economico. È per questo che l’Italia dovrebbe investire in ricerca molto più di quanto fa attualmente. Investire nella ricerca e, più in generale, nell’istruzione è un processo che a lungo termine crea vantaggi innegabili. Da essa nascono innovazione e nuove opportunità, che dovrebbero essere valorizzate e incentivate soprattutto in questo periodo di crisi economica.
D: Su ImprendiNews parliamo molto di imprenditoria. Possiamo dire che bisogna avere un buono spirito imprenditoriale per fare ricerca?
R: Certamente. Serve un buono spirito imprenditoriale per trovare i fondi per la ricerca. Non bastano una buona idea e un buon progetto, serve trovare qualcuno disposto a condividerlo e sostenerlo ma, soprattutto qualcuno disposto a finanziarlo. Inoltre fare ricerca significa tenersi costantemente aggiornati sui nuovi metodi, partecipare ad eventi in cui si presenta e discute il proprio lavoro e stringere contatti con altri ricercatori. Credo che questi aspetti siano comuni al mondo della ricerca e a quello dell’imprenditoria.
D: Ti occupi di temi quali l’immigrazione, l’istruzione, il genere. Come sta cambiando la nostra società?
R: Per quanto riguarda l’immigrazione e l’istruzione, l’Italia negli ultimi vent’anni è passata da essere un paese di emigrazione a diventare un paese meta di immigrazione. Nei miei studi analizzo l’importanza del contesto scolastico per determinare le ambizioni educative di prime e seconde generazioni di immigrati. Nonostante raggiungano in media livelli di istruzione inferiore rispetto agli italiani, le seconde generazioni hanno comunque alte ambizioni a livello educativo e queste sono influenzate dall’ambiente scolastico che li circonda. Figli di immigrati che frequentano scuole in cui gli italiani hanno alte ambizioni scolastiche, tenderanno a loro volta ad avere alte ambizioni scolastiche. È, quindi, ovvio che il contesto scolastico influenzi e venga allo stesso tempo influenzato da questa massiccia nuova presenza dei figli degli immigrati. Per quanto riguarda il genere, le ultime generazioni hanno visto modificarsi la composizione della partecipazione al mercato del lavoro: sempre più donne lavorano e, nonostante raggiungano risultati scolastici maggiori, ancora non siamo arrivati ad una parità salariale. Sia in termini di istruzione dei nuovi italiani, sia in quanto al genere il percorso della società italiana verso la parità è ancora lungo.
D: Ai giovani che hanno l’intenzione di diventare ricercatori che consiglio vuoi dare?
R: Di iniziare ad investire su questo obiettivo già dai primi anni dell’università. Approfittare il più possibile delle occasioni di formazione all’estero. Di essere flessibili, in termini di interessi di ricerca, senza mai perdere di vista i propri obiettivi personali. Il mondo della ricerca è difficile e molto competitivo, bisogna essere disposti a lavorare molto e a spostarsi sia per formarsi nelle università migliori sia per lavorare a progetti di respiro internazionale.
D: Che futuro vedi per le giovani generazioni, in particolare in merito all’istruzione e al lavoro?
R: Spero in un futuro più roseo rispetto al presente. Spero si torni ad investire sull’istruzione. L’Italia è tra i paesi meno virtuosi in questo senso. E ciò comporta, tra le altre cose, scarsa partecipazione alla formazione terziaria, alta dispersione scolastica, e scarsa offerta formativa per gli adulti. Ciò che mi auguro è che questa tendenza venga meno e che la scuola torni ad essere riconosciuta come motore fondamentale per la crescita del paese. Per quanto riguarda il lavoro, viviamo un periodo caratterizzato dalla precarietà, dalla disoccupazione e da una crescente presenza nel nostro paese dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), i quali non studiano né lavorano, né cercano attivamente lavoro. Ciò che spero per i giovani è che si riesca ad arrivare presto ad una riduzione dei costi del lavoro e ad un calo dei livelli di disoccupazione giovanile. Mi auguro che i giovani passino presto dall’essere in balia di una insana precarietà all’essere attori consapevoli di una sana e arricchente flessibilità.
D: Esiste o può esistere la parità di opportunità e la meritocrazia per i giovani di oggi, anche rispetto alla questione del genere?
R: Purtroppo al momento non esiste, o almeno non esiste in tutti gli ambiti. Le donne sono le più istruite, ma hanno maggiori difficoltà nel raggiungere posizioni di vertice e, inoltre, a parità di istruzione non corrisponde parità di stipendio. Il soffitto di cristallo che impedisce alle donne di raggiungere i vertici o la parità salariale è ancora lontano dall’essere scalfito. Buoni segnali di cambiamento si stanno vedendo, ad esempio, in un ambito importante quale la politica, visti i risultati delle ultime elezioni che hanno premiato una buona percentuale di donne e abbiamo ora un governo composto più che mai da donne. Spero che questo sia un segnale di una volontà di cambiamento culturale, un cambiamento di cui il nostro paese necessita per raggiungere davvero parità di opportunità e meritocrazia.
D: So che hai un blog dove ti piace comunicare le tue idee e scrivere racconti. Quale importanza hanno la creatività e la comunicazione nel mondo attuale?
R: Oggi più che mai la creatività sta diventando fondamentale. Essere creativi è quasi un’imposizione se si vuole accedere prima degli altri alle poche risorse disponibili. È necessario sfruttare al massimo le proprie competenze e peculiarità, rendere unico il proprio percorso e differenziarsi dagli altri. A questo scopo è fondamentale sfruttare al meglio i nuovi social media. Il rapporto tra comunicazione e ricerca, ad esempio, è sempre stato sottovalutato in Italia. Spero che la mia generazione porti un’innovazione in questo senso, portando la ricerca al di fuori delle reti strettamente scientifiche (riviste specializzate o convegni universitari), in modo da raggiungere un pubblico sempre più vasto, attraverso una comunicazione semplice ed efficace dei risultati di tanto duro lavoro.
D: Infine che consiglio daresti alle imprenditrici e agli imprenditori che ci leggono?
R: Di investire sui giovani. Di sfruttare la loro duttilità, la loro capacità di aggiornarsi continuamente, la loro conoscenza dei nuovi media. Di non sottovalutare il potere delle nuove idee. È di questi giorni la notizia che il trentatreenne Daniel Schwartz, CEO di Burger King, ha fatto salire di quasi il 60% le azioni dell’azienda. Questo è solo un esempio di quanto possa essere positivo affidarsi ad una visione giovane delle cose. Mi sento anche di consigliare di non essere legati agli stereotipi di genere. Le nuove generazioni di donne sanno destreggiarsi bene tra lavoro e famiglia, non pensano necessariamente che una escluda l’altra e vogliono investire su se stesse, la loro indipendenza, diventando ottime risorse per le aziende.
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3 commenti
Pingback: Intervista | Alessandra Minello
Grazie mille per avermi dato l’opportunità di parlare del mio lavoro e di alcuni temi importanti che mi stanno molto a cuore. Di ricerca non si parla mai abbastanza!
Carissima Alessandra,
Grazie a Te per averci concesso l’intervista. Il tuo lavoro, la tua professione, sono alla base di ogni forma di crescita. La ricerca, anche quella non “istituzionale”, è sempre stata alla base dell’evoluzione e del progresso. Ecco perché è iportante parlare di ricerca.
Purtroppo l’Italia ha sempre avuto una classe politica trppo attenta ad essa stessa e troppo poco lungimirante e progettuale sul lungo termine.
Io mi auguro che le risorse giungano per metterci al passo con altri paesi, l’Italia non ha nulla da invidiare ad altre nazioni, deve solo darsi rigore e progettualità. Mantenendo la ricerca “indipendente” c’è da sperare che le imprese – tanto più quelle grandi e con possibilità finanziarie – investano nella ricerca e vi diano sempre più risorse.
Personalmente mi auguro che possa nascere una collaborazione fra Te ed ImprendiNews affinché si continui a parlare di ricerca e, chissà, che si ispirino nuovi progetti …
Cosa dire di più: Grazie!
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