Equiparlando ASD viene raccontata da Edith Roth, anima del progetto, che condivide con il marito Luca Conti che conosciamo bene per via della sua intervista su Cameloth. Edith racconta e si racconta con parole veramente vive. Fra oggi e giovedì prossimo scopriremo tutto su Equiparlando.
Un giorno la più piccola delle nostre 3 Rose, Serena, volle portarci dove lei era già stata. La passione per i cavalli della nostra dodicenne ci fece quindi entrare a Cameloth passando però dallo spiritus di questo luogo: i cavalli e l’amore per i cavalli.
Per me quindi proporvi questa intervista è come fare un viaggio nel tempo ripercorrendo racconti e filosofie di vita che condividemmo a pranzo, a cena od al compleanno di Ayasha una delle splendide puledre di Equiparlando.
Cavalli, amici, cibo, attività equestri ed altro; tutto questo è Equiparlando. Per fare il verso ad un notato programma televisivo potremmo senza dubbio definire l’essere di Equiparlando come NONSOLOCAVALLI.
Vi assicuro che sarà interessante vivere il racconto di Edith proprio partendo dal concetto che Equiparlando ASD è NONSOLOCAVALLI.
Diamo quindi il via all’intervista.
D: Equiparlando potrebbe essere interpretato come «Parliamo la lingua dei cavalli»? Una sorta di filosofia del comunicare e del condividere?
R: Il nome Equiparlando è nato per magia durante una delle tante disquisizioni fra me e Luca. Volevamo che in una semplice parola si potessero evocare diversi concetti e che in un qualche modo potessero rappresentare il nostro lavoro e le cose in cui crediamo.
“Equi” ti porta naturalmente all’equitazione, ma vuole anche rappresentare un concetto di uguaglianza, di parità fra Esseri viventi, siano essi umani, animali, piante o quant’altro. Solo attraverso una sana comunicazione fra Esseri c’è evoluzione o una possibile apertura al nuovo.
“Parlando” dà il senso dell’incontrarsi, del divenire, del movimento, del mettersi in gioco, dell’azione…
Equiparlando per noi si è trasformato in un concetto, un simbolo … è imparare a comunicare attraverso un nuovo linguaggio a prescindere da chi siano gli attori.
D: Edith, l’amore che voi provate per i vostri cavalli immagino sia totalizzante e coinvolgente. Il vostro legame con queste creature si manifesta in infiniti modi. Questo sentimento come scaturì?
R: Per quanto mi riguarda l’amore profondo che nutro per tutti gli animali in genere ha radici molto lontane. Sin da piccola ho condiviso il mio quotidiano con loro e non riuscirei ad immaginare la mia vita senza almeno un gatto in casa!
La passione per i cavalli invece si è sviluppata lentamente, da quando Luca si è riavvicinato all’equitazione ormai più di 10 anni fa dopo una prima esperienza di maneggio durata qualche anno. Potendo disporre di una pausa lavorativa abbastanza lunga, Luca decise di formarsi per nove mesi full-time in materia equestre. Da allora la sua formazione non si è mai più interrotta e poi, giorno dopo giorno, siamo entrati in contatto con un mondo ricchissimo non solo a livello nozionistico, ma anche esperienziale. La vicinanza consapevole con i cavalli o con gli animali in genere ti porta a riflettere, ad osservare, a cogliere le sfumature, a leggere fra le righe …
D: L’attività di Equiparlando in cosa consiste primariamente e come si declina nei vari aspetti dell’attività associativa?
R: Equiparlando si presta ad essere una sorta di contenitore dove poter mettere a disposizione competenze diverse acquisite negli anni, non solo le nostre, ma anche quelle dei soci o delle persone che la vita ci fa incontrare giorno per giorno. La veste è un mix di attività sportive e culturali il cui scopo è quello di dare contenuto e sana emotività al tempo libero delle persone che vogliono entrare in contatto con questa realtà.
Proponiamo dei momenti formativi sotto forma di percorsi esperienziali sia a contatto con i cavalli che con la natura, equitazione consapevole, momenti ludici e di incontro fra “diverse genti”. Negli ultimi 2 anni abbiamo collaborato con TUEB – The United Euro Bridge – aderendo ad alcuni loro progetti a sfondo sociale che ci hanno dato la possibilità di ospitare giovani ragazzi ai quali poter insegnare, nell’ambito di stage di 6/9 mesi, l’arte della gestione dei cavalli e dell’ambiente che li ospita. Abbiamo organizzato conferenze di varia natura, incontri culturali, aderito a progetti del territorio quale quello di Polaris, organizzato feste private per i soci, in breve, non stiamo mai fermi un attimo …
D: Ascoltando le tue parole e leggendo i testi che avete pubblicato sui vostri siti vien da pensare che l’equitazione vista e vissuta come la concepite voi potrebbe essere un sentimento ed uno stile di vita. È così?
R: Si, è così. Ogni cosa se vissuta consapevolmente diventa parte di te, diventa il tuo modo di stare al mondo. Vivere con i cavalli ti impone “presenza”, l’esserci in ogni momento, sia per il tuo che per il loro bene. A contatto con i cavalli puoi sperimentare il famoso “qui e ora”, dove ogni azione, ogni movimento trovano un senso.
D: «Il miglior strumento per lavorare con i cavalli siamo noi, il nostro corpo e la nostra mente, e noi abbiamo a disposizione questo strumento 24 ore al giorno per poter far pratica.» Edith, puoi spiegarci queste parole di Mark Rashid?
R: Mi rendo conto che il tipo di approccio che proponiamo sia un po’ difficile da inquadrare di primo acchito: il cavallo non è una macchina, è un Essere con la sua personalità, con i suoi umori, con i suoi limiti e i suoi potenziali. Lo sforzo che noi chiediamo alle persone che decidono di lavorare con noi è quello di porsi in quest’ottica: è un lavorare insieme, costantemente, sul rapporto personale con il cavallo e su se stessi osservando e osservandosi. E questo lo possiamo fare ovunque, non solo necessariamente in sella al nostro cavallo. E’ un lavorare sui lati deboli di entrambi facendo forza sui potenziali: il lavoro su noi stessi non potrà che portare benefici al binomio. Per noi queste sono le basi fondamentali per una “equitazione consapevole”.
D: Prima di conoscervi non ero mai andato al compleanno di un cavallo. Forse i nostri lettori sorrideranno, ma certamente gli rimarrà il ricordo di quel giorno. Puoi ricordarcelo?
R: Se nel quotidiano concedessimo più spazio alla nostra creatività, molti momenti di ordinaria amministrazione potrebbero trasformarsi in momenti carichi di grande emotività positiva. Non trovo bizzarro festeggiare il compleanno di un cavallo, trovo invece molto triste che non si riescano più a trovare momenti ed occasioni dove gioire delle cose semplici. Al compleanno di Ayasha, in molti si sono presentati con sacchi di carote in regalo, molti non potendo venire alla festa, le hanno indirizzato messaggi augurandole ogni bene … Mai festeggiato un “non-compleanno”? 🙂
Fine 1ª parte
Si conclude qui la prima parte dell’intervista. Giovedì potrete leggere la conclusione. Non perdete il finale del racconto di Edith e le splendide immagini che ancora vi proporremo.
A presto, a giovedì.
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