Inizia oggi il viaggio che ci condurrà a conoscere Cameloth. Le parole di Luca Conti ci racconteranno un percorso d’impresa che è tuttora in atto per giungere al completamento del progetto. Attraverso le immagini ci caleremo nei luoghi e nelle stanze di Cameloth per provare la sensazione di esserci. La 2ª e 3ª parte dell’intervista le potrete leggere rispettivamente il 9 e 13 giugno prossimi.
Il 26 maggio scorso vi fu una prima presentazione di due realtà conviventi e simbiotiche: Cameloth ed Equiparlando. Oggi vi proponiamo la prima parte dell’intervista al Sig. Luca mentre attendiamo quella della moglie Edith che ci farà invece il racconto di Equiparlando.
Ora però immergiamoci in Cameloth che si colloca in quello che Luca definisce il triangolo Cossano-Settimo Rottaro-Caravino. Un paesaggio collinare immerso nell’Anfiteatro Morenico che è luogo di bellezze naturali e naturalistiche ispiratrici di attività come quella di Cameloth.
La sede, la struttura di Cameloth, hanno origine dal recupero di un vecchio cascinale e del suo stesso terreno. Nell’immagine d’apertura potete vedere la cascina com’era e come è oggi. I lavori sono ancora in corso per quanto concerne la parte destinata ad ospitare chi vorrà “vivere” Cameloth, mentre è già ultimata la parte che è dimora della famiglia e che ospita già parenti ed amici cullati dall’ospitalità di chi volle Cameloth.
Lasciamo ora il racconto, il percorso narrativo-turistico a Luca che ebbi il piacere di conoscere non molto tempo fa ma che sento come Amico al pari di Edith e della Sorella Giovanna. Vi consiglio di leggere e guardare, il testo con il supporto delle immagini vi trasferiranno in un luogo dove potrete immaginare sapori e profumi antichi.
D: Siamo curiosi, perché il nome Cameloth e chi l’ha fortemente voluto?
R: Cameloth è una forma arcaica di Camelot, (senza “h”) e quindi di Avalon, ed ha una connotazione fortemente evocativa di imprese, contesti e luoghi sia mistici che leggendari; è praticamente un concetto. La zona in cui ci troviamo ricorda un po’ queste situazioni e poi non possiamo dimenticare la vicina ed energeticamente potente Pera Cunca, oltre ad altri innumerevoli riferimenti assolutamente ricorrenti nel Canavese e ancor di più nell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.D: Quando entrai per la prima volta a Cameloth apprezzai immediatamente ciò che vidi. La struttura soprattutto, ma solo dopo avervi conosciuto mi sentii parte del sogno, del progetto e della filosofia imprenditoriale a supporto di un’impresa “multifunzionale” come la vostra. Luca, ci puoi raccontare le origini di tutto?
R: Devo fare una premessa: sostengo che Cameloth ci sta dimostrando di avere una vita propria! In effetti, l’idea iniziale fu quella di creare un contesto abitativo e di attività alternativa per la nostra famiglia allargata. Strada facendo abbiamo capito che in realtà il progetto è per chi vi aderisce e deve essere basato su tutta una serie di nuovi criteri: recupero e valorizzazione del territorio, condivisione, co-housing, decrescita, geolocalizzazione, energie rinnovabili … Di fatto ci siamo trovati in una situazione in cui tutti questi concetti possono essere sperimentati sul campo.
D: Se dovessi descrivere Cameloth ipotizzando un tour della struttura, come ce la racconteresti per com’è oggi e per come sarà? Com’è organizzata e qual’è, o quale sarà, il percorso della “multifunzionalità”?
R: Tecnicamente la nostra è un’azienda agricola non tradizionale, piccola e che non può per ora essere orientata al profitto; la nostra è un’azienda agricola sostanzialmente di supporto alla sopravvivenza del contesto Cameloth, fornisce fieno, legna e prodotti alimentari in gran parte per autoconsumo. Detto questo, noi sosteniamo quel punto di vista che ritiene l’azienda agricola di oggi non più soltanto produttrice di derrate alimentari, ma anche erogatrice di servizi ai singoli ed alla collettività. Se non fosse così non avremmo mai pensato di costituire un’azienda agricola. Inoltre, questa è una delle indicazioni più significative della politica agricola comunitaria.
In sintesi, i caratteri di multifunzionalità del territorio agricolo e rurale possono essere schematicamente distinti in produttiva, ambientale, paesaggistica, ricreativa: pensiamo quindi ad un’entità che contribuisce anche a proteggere l’ambiente ed il territorio (cura, mantenimento e governo della vegetazione, riqualificazione ambientale, gestione di aree venatorie e forestazione), a valorizzare le produzioni tipiche e di qualità, ad elevare il potenziale turistico dell’area, ad accrescere lo sviluppo rurale; secondo noi l’Anfiteatro Morenico di Ivrea ha un bisogno immenso di tutto questo ed ha delle grandissime potenzialità.
Abbiamo delle idee per il triangolo verdissimo Caravino-Settimo Rottaro-Cossano e cercheremo di strutturarle in un progetto che poi presenteremo e per il quale dovremo cercare partner e sostenitori e pensare anche a strumenti amministrativi per renderlo attuabile: ci sono alcuni casi precedenti nella zona che lasciano ben sperare.
L’azienda agricola multifunzionale può essere poi anche fattoria didattica, la multifunzionalità, infatti, svolge anche un ruolo sociale e viene ormai considerata dal settore agricolo come una opportunità economica per le aziende: cerca di tradurre queste funzioni in forme di remunerazione che consentano la sostenibilità economica del settore, attraverso la fornitura di servizi, inclusi quelli per i quali il pagamento diretto da parte della collettività tradizionalmente non avviene, come per esempio per alcuni servizi d’uso del territorio agricolo e forestale. Quindi, anche il rapporto con il territorio chiama l’agricoltura in modo sempre più esplicito a svolgere più direttamente proprio un lavoro di salvaguardia e gestione delle risorse, quali acqua, suolo e vegetazione. Il progetto che abbiamo in mente verterà molto anche su questi aspetti appena citati.
Dal punto di vista delle politiche di settore, l’uso ricreativo delle risorse agricole è, insieme con il tema della compatibilità ambientale delle agrotecnologie, uno degli obiettivi prioritari di riqualificazione dell’attività agricola. Alle funzioni ricreative è assegnato, in particolare, un ruolo fondamentale nel favorire i processi di sviluppo rurale. Alcuni esempi di attività ricreative che si possono esercitare sul nostro territorio sono: escursionismo, trekking e passeggiate, birdwatching (il lago di Viverone è famoso anche per questo) fotografia naturalistica, cicloturismo su strada e in mountain bike, equitazione e turismo equestre, tiro con l’arco, gite su mezzi a motore, raccolta di funghi e prodotti del sottobosco, turismo enogastronomico e rurale, attività didattiche e culturali.
Queste attività che possono essere svolte nelle modalità e nelle forme organizzative più diverse, ma – purtroppo – buona parte di queste opportunità di fruizione ricreativa, educativa e paesaggistica evolvono attualmente in modo disgiunto, e spesso conflittuale, rispetto alla gestione in chiave produttiva delle risorse agricole, il che comporta un’offerta nettamente inferiore rispetto ad una domanda in costante crescita, con la conseguente perdita di possibilità di reddito da parte delle zone rurali.
È infine sorprendente la compatibilità con scuole di pensiero alternative e anche di vecchia data, come, ad esempio, con l’idea di provenienza steineriana dell’azienda agricola biodinamica chiusa, ovvero con un ciclo produttivo e un riciclo degli scarti totalmente autonomo e autosufficiente, piuttosto che con l’idea del giardino edibile, ovvero l’associazione di coltivazione di frutta ma soprattutto verdura (l’orto) in forma di giardino.
Come vedi il percorso è lungo e ricco di spunti; è un percorso che va ben oltre il nostro orticello: di sicuro non ci annoieremo!
Fine 1ª parte
Bene, Luca ci ha coinvolto, trasportato e lo farà nuovamente il 9 e 13 giugno prossimi attraverso la 2ª e 3ª parte dell’intervista.
Arrivederci!
Partecipa
Commenti su Facebook
Commenta tramite Google+
Powered by Google+ Comments