Ayrton Senna da Silva fu l’esempio di come un uomo può diventare grande coltivando un sogno che divenne passione e lavoro. Ayrton Senna schivo e lontano dalla “politica” della F1 correva per passione e con questa vinse 3 Gran Premi. Un incidente fatale gli stroncò la vita vent’anni fa: il 1º maggio 1994.
Vi sono persone che la storia celebra talvolta beffardamente, come beffa, sfortuna e fatalità furono attrici il 1º maggio del 1994 quando un incidente stroncò la carriera di Ayrton Senna. Ayrton fu grande nel vivere il proprio sogno e così fece sognare tutti diventando il mito di un Brasile che sperava attraverso le sue gesta sportive.
Non fu solo grande attraverso le vittorie, fu grande nel saper sognare sino al punto di concretizzare in un progetto di vita e sportivo la passione che lo avvicinò ai motori prima dei kart e poi della F1.
Ayrton lo ricordiamo come esempio, come il libero professionista che ebbe tutto ciò che può offrire una carriera di successo resa pubblica dai riflettori mediatici di tutto il mondo. Con lui però vogliamo celebrare tutti coloro che vivono lo spirito che ebbe Senna, ma che forse non giungeranno mai alla pubblica ribalta.
Ayrton Senna è anche l’esempio dell”uomo che non si piegò mai alle regole del gioco tanto da perdersi in compromessi. Rimase sempre distante da quella politica sportiva dei grandi numeri che può portare a scelte condizionate.
Spesso serio o triste per come il mondo sportivo girava, sempre fu artista nelle sua professione.
Vinse 3 Mondiali – 1988, 1990 e 1991 – e con ben 41 Gran Premi al suo attivo salì 80 volte sul podio.
Oggi il suo spirito e la sua umanità vivono attraverso una Fondazione voluta dalla sorella che coinvolge attivamente l’amico e rivale di sempre: Alain Prost.
Il suo ricordo rimarrà sempre vivo anche attraverso il suo sguardo sempre moderato in ogni tipo di espressione.
«I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità.» (Ayrton Senna)
Image Credits: Commons.wikimedia.org
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